La campagna elettorale per le elezioni regionali sta già assumendo contorni grotteschi e paradossali. Ci chiediamo, infatti, come il candidato Ricci ed il Consigliere Gagliardi (il quale recentemente ha avuto barlumi di lucidità autodefinendosi “perdente pluridecorato” in un suo articolo), intendano portare avanti la lodevole battaglia alla ludopatia sostenendo Palazzari che come attività di famiglia gestisce una sala di Slot Machines. Questi personaggi non hanno alcuna credibilità.

Di seguito l’intervento del candidato a Presidente alla Regione Umbria del M5S Laura Alunni: “La legge regionale umbra 21/2014 per la prevenzione, il contrasto e la riduzione del rischio della dipendenza da gioco d’azzardo patologico, entrata in vigore a dicembre 2014, prevede la rilevazione della presenza delle sale da gioco e dei locali in cui vi sia offerta di gioco lecito con vincite in denaro sul territorio regionale, in collaborazione con i comuni. Il sistema di rilevazione avrebbe dovuto essere effettuato entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, ovvero, l’11 gennaio. A distanza di oltre un mese dalla scadenza dei termini previsti dalla legge in questione, tutto tace. Il silenzio della Regione Umbria diventa ancor più assordante alla luce delle norme in favore delle Videolottery contenute nel decreto che riordina il settore dei giochi d’azzardo in discussione al prossimo Consiglio dei Ministri. Sul decreto in questione, i parlamentari del Movimento 5 Stelle di Camera e Senato, hanno chiesto chiarezza: “Le slot machine nei bar vanno dismesse gradualmente, senza rimpiazzarle con altrettanti e più pericolosi giochi quali sono le Videolottery. Al tempo stesso vanno tutelate le normative virtuose e restrittive contro il gioco d’azzardo emanate in questi anni da alcune Regioni e tantissimi Comuni. Altrimenti si prefigura come l’ennesimo favore alle società di questo settore, in primo luogo parlando di videolottery a Lottomatica. Questo colosso infatti detiene una larga fetta di quel mercato giocando legalmente in due campi: da un lato produce e affitta i costosi apparecchi, dall’altro riscuote la raccolta come concessionario”. La Regione Umbria, dal canto suo, avrebbe dovuto promuovere campagne di informazione rivolte alla cittadinanza sulla presenza e collocazione dei locali in possesso del marchio regionale “No slot”.

L’inerzia della Regione Umbria sul tema unita ai provvedimenti in corso di emanazione a livello nazionale sono sintomo di un’inaccettabile deriva delle istituzioni che, anziché proteggere i propri cittadini, contribuiscono ad aumentare il degrado sociale oltre che le tasche delle potenti lobbies del gioco d’azzardo”.